Aumento dei prezzi delle case nel 2023

Nell’ultimo anno, dopo l’iniziale ripartenza post-pandemica, il settore dell’edilizia ha subito un arresto e la guerra scoppiata in Ucraina, ha causato un aumento dei prezzi dei materiali che provenivano dalle zone coinvolte nel conflitto e questo, a sua volta, ha inciso sui prezzi delle case nel 2022 e lo farà anche nel 2023, come raccontato anche nel nostro precedente articolo sul valore degli immobili nel 2023.

I prezzi delle case nei Paesi dell’Unione Europea

Negli ultimi anni l’andamento del mercato immobiliare nei Paesi membri dell’Unione Europea ha subito molteplici variazioni e il tasso di investimento delle famiglie, per cui si intende la quota di investimenti sul reddito disponibile, è diminuito nel periodo compreso tra il 2000 e il 2016 mentre invece l’anno successivo nel 2017, si sono riscontrate nuove fluttuazioni che hanno portato ad un aumento del tasso dell’8%. 

Tra il 2010 e il 2018, complessivamente, i prezzi delle abitazioni sono aumentati del 15% nei Paesi membri dell’Unione e dell’11% nella zona euro. Gli aumenti maggiori si registrano in Estonia (+83 %), Lettonia (+61 %) e le diminuzioni più ampie in Italia (-17 %) e Spagna (-12 %).

Dai dati raccolti, è possibile inoltre rilevare che la percentuale della popolazione proprietaria di una abitazione è rimasta intorno al 70% nel periodo compreso tra il 2010 e il 2017. Nella zona euro, due terzi della popolazione risultano proprietari di un immobile, mentre la restante parte ha un appartamento in affitto. 

Le spese per le abitazioni oggi rappresentano un aggravio per la popolazione europea: nel 2017, il 10% della popolazione Ue ha speso il 40% del proprio reddito disponibile per la propria abitazione.

L’aumento dei prezzi in Italia nel 2022 e nel 2023

Il 2022 è stato l’anno della ripartenza economica, dopo il duro colpo subito a causa della pandemia che ha scatenato l’emergenza sanitaria. Tuttavia, dai dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture, già nel 2022 si è registrato un aumento dei prezzi dei materiali edili, che in alcuni casi ha superato l’80% e che ha certamente impattato sul valore finale degli immobili. 

Su 56 tipologie di materiali, infatti, circa 54 hanno subito un rincaro del prezzo superiore all’8% e in cima alla lista si collocano l’acciaio e i suoi derivati, con un aumento che ha superato il 70%.

Le principali cause dell’aumento dei prezzi nel settore edile si rinvengono nella guerra in Ucraina e nel caro energia. La guerra, iniziata nel marzo 2022, ha inciso fortemente sui prezzi dell’acciaio: il 40% dell’acciaio utilizzato in Italia proveniva infatti dal Donbass, ecco perché l’export di tale materiale si è arrestato.

Il conflitto ha comportato un aumento anche del costo del cemento, del gas e dell’energia: nel 2022, infatti, il documento del Meps, “European Steel Review”, aveva già previsto ulteriori aumenti che avrebbero interessato anche il 2023, derivandone un aumento dei prezzi degli immobili, causato dall’aumento del costo del gas, dell’elettricità e dei materiali edili, peraltro difficili da reperire.

L’impatto dell’aumento dei prezzi sul settore edile e sui prezzi delle case

Il settore edile attualmente subisce le conseguenze negative dovute non solo all’aumento dei prezzi delle materie prime nell’edilizia, ma anche del gasolio che alimenta le macchine operatrici. Questo ha causato il rischio di una paralisi temporanea del settore, rispetto alla quale l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) ha segnalato l’esigenza di individuare una strategia urgente di recupero. 

I dati raccolti sono preoccupanti: per costruire un fabbricato residenziale di quattro piani con ventiquattro abitazioni, con cantine e box, secondo i valori attuali di mercato sarebbe necessaria una somma tra i 3,9 e i 4,6 milioni di euro, quasi il 17% in più rispetto al 2020

Il rincaro dell’edilizia ha come conseguenza diretta l’aumento dei prezzi degli immobili da cui potrebbero derivare conseguenze ulteriori. Per questa ragione è necessario trovare soluzioni efficaci ed immediate. A riguardo, il presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, ha spiegato che l’incremento del prezzo dei materiali rischia di compromettere anche il Pnrr ed occorre attuare misure adeguate e corrispondere alle imprese le compensazioni previste.

Anche Giovanni Savio, fondatore e CEO di Planet Smart City, compagnia torinese specializzata in distretti sostenibili, ha affermato che l’aumento del costo di costruzione degli immobili residenziali è oscillato tra il 20% e il 30% (in alcuni casi, anche il 35%) negli ultimi 24 mesi e che occorre trovare soluzioni al più presto. Tra queste, in riferimento al settore residenziale si suggerisce il ricorso a strumenti innovativi e digitali “capaci di rendere più sostenibile e smart un progetto immobiliare”.

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