Smart City e Safe City: ridisegnare gli spazi urbani dopo il Covid

La trasformazione dei centri urbani passa attraverso l’integrazione della tecnologia e la flessibilità negli spostamenti.

La pandemia ha rimesso in discussione gli spazi in cui viviamo e lavoriamo, portando a considerare nuove soluzioni in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini, tenendo allo stesso tempo conto di sostenibilità, innovazione e design della città.

Trasformare i centri urbani per far fronte alle crisi

L’emergenza economico-sanitaria globale, dovuta alla diffusione del Covid-19, ha imposto un cambiamento radicale nella vita che conoscevamo. Normali attività quotidiane come lavorare e socializzare richiedono ora un approccio e strutture differenti rispetto a pochi mesi fa. Questa nuova realtà ha costretto molti a rivedere le proprie abitudini, spesso riconsiderando i luoghi in cui vivere, lavorare, svagarsi. Le zone periferiche, spesso più spaziose e flessibili al cambiamento, vengono da molti preferite al centro urbano.

Ecco perché è proprio la città ad essere protagonista di alcuni progetti di trasformazione. Al fine di far fronte alle nuove esigenze, diversi esperti e designer hanno provato ad immaginare la città del futuro cercando di individuarne le nuove caratteristiche e i possibili sviluppi. Un approccio, questo, necessario oggi, ma non certamente nuovo. Ci sono stati diversi momenti storici in cui l’assetto dei centri urbani è stato messo in discussione. Nel 1958, ad esempio, come si legge in un articolo di RivistaStudio, si è verificata una situazione simile, che Jane Jacobs, antropologa americana, descriveva come decisiva per il futuro della città.

Al tempo della Jacobs, il problema era di andare incontro alle esigenze delle persone, che erano alla ricerca del miglior modo possibile di vivere la città. L’ostacolo da superare era l’establishment che imponeva dall’alto una configurazione dei quartieri cittadini, senza guardare alle reali esigenze degli abitanti. Oggi, invece, il problema nasce dalla difficile situazione sanitaria e le conseguenti particolari misure di contrasto, come smart-working e distanziamento sociale. In questa situazione, sempre più cittadini hanno preso in considerazione l’abbandono del centro urbano, in favore di aree più periferiche. Il tema comune resta comunque lo stesso: creare un compromesso tra le esigenze delle persone e ciò che le città promettono di offrire. Riprendendo il pensiero della Jacobs, “Progettare una città è facile” ma “ricostruirne una che sia vitale richiede immaginazione”. E, in effetti, sono diverse le strategie che si stanno prefigurando.

Uno degli obiettivi che le amministrazioni di alcune città si sono prefissate è focalizzare l’attenzione nei diversi quartieri, ridefinendo quelle poche aree in cui ora sono concentrati ristoranti, palestre, parcheggi, spazi verdi e servizi progettati per accogliere lavoratori di quelle zone. A Parigi, ad esempio, si è parlato di quartieri autosufficienti, dove si può trovare tutto nel giro di un quarto d’ora, dai servizi, agli ospedali, alle scuole, all’intrattenimento, perfino il lavoro.

La città del futuro: tecnologia, sostenibilità e flessibilità

Negli ultimi mesi molti architetti e designers sono stati chiamati a reinventare gli spazi cittadini tenendo conto della situazione di emergenza che stiamo vivendo. Tra i principali attori di questo cambiamento, la DesignTech Hub di MIND Milano Innovation ha creato una task force apposita, capace di definire un programma per la ripartenza delle città, all’insegna dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità.

Digitalizzazione, automazione e integrazione di strumenti tecnologici nella vita quotidiana sono aspetti fondamentali che dovranno essere al centro dello sviluppo degli spazi futuri, soprattutto se ci si indirizzerà anche verso una safe city, oltre che ad una struttura più smart. In perfetta complementarietà si pone la tendenza verso un’urbanizzazione più sostenibile, che dovrà tener conto della scelta di materiali e della riconversione nel rispetto dell’ambiente. A completare il quadro, uno dei concetti chiave, è sicuramente quello della flessibilità di cui le diverse aziende e attività commerciali dovranno tener conto per offrire servizi e soluzioni innovative ai propri clienti.

Non c’è dubbio quindi che l’emergenza sanitaria abbia coinvolto il settore del real estate avviando un processo di trasformazione. Progettazione sostenibile, riutilizzo degli spazi e integrazione tecnologica sono le parole chiave. L’evoluzione del real estate sembra infatti puntare a una sempre maggiore soddisfazione delle esigenze delle persone senza perdere di vista il contesto economico e sociale che le circonda.

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Photo by Ross Joyner on Unsplash